
MEDITATIO SULLA SALVIFICI DOLORIS
Introduzione
In questo scritto desidero esplorare un importante capitolo del mio percorso spirituale che mi ha portato a meditare sull’enciclica “Salvifici Doloris” di Papa San Giovanni Paolo II. Questo testo si suddividerà in due parti: la prima sarà una sintesi dell’enciclica, mentre la seconda esplorerà alcune riflessioni basate sulla mia esperienza personale.
Questa lettura giunge in un momento della mia vita in cui le sfide legate alla salute sono diventate più acute. Leggere le parole di questa enciclica è per me una grazia, poiché mi aiuta a comprendere le prove che devo affrontare alla luce della fede.
Vorrei esprimere la mia profonda gratitudine al mio attuale padre spirituale, Don Renato Zenesini, che mi ha consigliato questa lettura, al mio vecchio padre spirituale, Don Gianpietro Negri, che ho servito umilmente per anni, a Don Alberto Formigoni, un amico insostituibile per vent’anni, a Don Fulvio Bertellini, Don Franco Bianchi, Don Enea Grassi, ai vescovi Mons. Marco Busca e Mons. Egidio Caporello, e alla mia amata comunità del Duomo.
Vorrei dedicare questo scritto a mio padre, Giorgio, che è salito al cielo il 22 maggio 2020, a mia moglie Chiara e al mio chirurgo, Claudio Valotto.

Sintesi
Il Mondo della Sofferenza Umana
L’apostolo Paolo afferma: “Completo nella mia carne, dice l’apostolo Paolo, spiegando il valore salvifico della sofferenza, quello che manca ai patimenti di Cristo in favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Queste parole segnano la fine di un lungo percorso che esplora la sofferenza nell’umanità, illuminata dalla Parola di Dio. Queste parole rappresentano una scoperta fondamentale, accompagnata dalla gioia. La sofferenza è più ampia della malattia ed è radicata profondamente nell’umanità stessa. La sofferenza si manifesta sia fisicamente, nel dolore del corpo, che moralmente, nel dolore dell’anima.
La Sacra Scrittura offre una prospettiva approfondita sulla sofferenza. Ogni male sperimentato dall’essere umano genera sofferenza, ma il Nuovo Testamento insegna che la sofferenza non è direttamente associata al male oggettivo. La sofferenza diventa un’esperienza in cui l’essere umano sperimenta il male, diventando soggetto della sofferenza. Questo solleva la questione fondamentale della causa e del significato del male. La sofferenza fa sorgere l’interrogativo sul perché esista il male. Il cristianesimo proclama la bontà dell’esistenza e delle creature, ma l’umanità soffre a causa della mancanza, limitazione o distorsione del bene.
Ogni singola sofferenza genera l’interrogativo sul perché. Questa domanda è legata a un’altra: perché esiste il male? Il cristianesimo afferma che il male è una mancanza di bene. La sofferenza è legata all’interrogativo sulla causa, la ragione, lo scopo e il significato del male. Nel Libro di Giobbe, questi interrogativi sono vivacemente esplorati. Giobbe, un uomo giusto, è colpito da innumerevoli sofferenze senza aver commesso peccati. I suoi amici credono che la sofferenza sia una punizione per il peccato. Tuttavia, Giobbe contesta questa idea. Alla fine, Dio stesso riconosce l’innocenza di Giobbe. La sofferenza può essere una prova, ma non tutte le sofferenze sono collegate al peccato. La sofferenza serve alla conversione e alla crescita del bene in ogni individuo.
Gesù Cristo: La Sofferenza Vinta dall’Amore
Gesù Cristo è il fulcro della salvezza, offerta per liberare l’umanità dal male e, quindi, la sofferenza. L’amore di Dio è espresso chiaramente in “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Questo amore si differenzia dalla giustizia, che era precedentemente il principio guida nella comprensione della sofferenza. Il Figlio di Dio ha sconfitto il peccato con la sua obbedienza e la morte con la risurrezione. La sua opera di salvezza offre all’umanità la speranza di una vita eterna e di santità.
La sofferenza rimane una parte intrinseca dell’esistenza umana, ma la vittoria di Cristo sulla sofferenza, attraverso la croce e la risurrezione, getta una nuova luce su quest’ultima. Questa luce è il Vangelo, la Buona Novella. Gesù si è avvicinato costantemente alle sofferenze umane durante il suo ministero terreno e ha assunto volontariamente la sofferenza del mondo senza colpa. Questo nuovo significato della sofferenza è collegato all’amore di Cristo, che trasforma il male in bene.
Il Vangelo della Sofferenza
La sofferenza, alla luce dell’esempio di Cristo e della testimonianza di Maria, diventa una fonte inesauribile di grazia. Molte generazioni, attraverso l’esperienza e le parole degli apostoli, hanno scoperto che la sofferenza avvicina l’essere umano a Cristo in modo unico. Questa maturità interiore e grandezza spirituale nella sofferenza è frutto della cooperazione con la grazia del Redentore. La sofferenza diventa una via di conversione e scoperta del vero significato della vita.
La sofferenza può portare pace e persino gioia spirituale quando si capisce il suo scopo. Essa diventa un mezzo per partecipare alla redenzione e per aiutare gli altri. L’amore umano è fondamentale nella risposta alla sofferenza altrui. Ogni gesto di compassione è un atto di amore verso Cristo.
Meditatio
Ho iniziato a confrontarmi seriamente con la sofferenza nel 2001. Nonostante avessi già una solida fede, mi sono chiesto molte volte “Perché proprio a me?”. Ho avuto la fortuna di avere persone vicine che mi hanno aiutato a trasformare questa domanda in una preghiera di ringraziamento al Signore. La sofferenza fisica e psicologica mi ha avvicinato a Dio.
Nel mio percorso di malato, Gesù è stato il mio sostegno, sollevandomi da molte cadute. La mia fede è cresciuta, e ho imparato a dialogare costantemente con Lui, entrando nella dimensione trascendente della sofferenza. Ho scoperto che la sofferenza può essere un importante passo nella nostra conversione e ci aiuta a capire ciò che è veramente importante nella vita, alla luce degli insegnamenti evangelici. La malattia mi ha fatto sentire solo parzialmente il valore infinito del sacrificio di Cristo per la nostra redenzione.
Grazie all’aiuto di fratelli e sorelle nella fede, che sono stati come buoni samaritani, ho potuto sentire la loro preghiera e il loro sostegno. Questa connessione spirituale è stata una fonte di sicurezza nei momenti difficili.
Tuttavia, ho anche sperimentato incomprensioni da parte di coloro che hanno difficoltà a comprendere la sofferenza di chi continua ad avere problemi di salute. Non tutti sono stati d’accordo con la mia scelta di non accettare la palliazione, in quanto la vivevo come una forma di eutanasia passiva. Questo conflitto è stato difficile da gestire, ma ho trovato sostegno in un sacerdote eccezionale, che ha incarnato il Vangelo con il suo esempio.
Anche dal punto di vista medico, ho affrontato sfide quando i medici hanno rinunciato a causa della complessità del mio caso. In questi momenti, ho sperimentato l’azione del Signore, il medico per eccellenza.
Oggi scrivo queste pagine con umiltà, pregando affinché il Signore possa compiere il suo disegno salvifico su di me, anche se non sempre coincide con i miei desideri. Comprendere questo aspetto è essenziale per adottare un atteggiamento di gratitudine e per riscoprire noi stessi, come ho menzionato all’inizio di questa breve meditazione